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  • Andrea Agostini

    Andrea Agostini nasce ad Ancona nel 1964 e dopo essersi diplomato all’Istituto Statale d’Arte della città, frequenta l’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) ottenendo l’attestato di laurea.

    Nel 1989 insegna Progettazione Grafica all’Istituto Statale d’Arte “Fortunato Depero” di Rovereto (TN) e l’anno seguente inizia a collaborare come grafico interno con una nota ditta d’abbigliamento.

    Attualmente segue diverse aziende nello styling della comunicazione visiva, occupandosi inoltre dell’ideazione grafica applicata al tessuto.

    Collateralmente tiene dei seminari presso le scuole d’arte sopraccitate.

  • Bardhyl Alibali

    Nato il 4 dicembre 1979 a Scutari in Albania.
    Ha seguito il liceo artistico nella propria città per poi proseguire un anno nell’Accademia di Belle Arti di Tirana prima di giungere a Firenze nel 1999. Qui si è stabilito ed ha frequentato l’Accademia di Belle Arti sotto l’autorevole guida del Prof. Adriano Bimbi, il quale lo ha introdotto nell’ambiente artistico fiorentino.
    Si è diplomato in pittura nel 2006 con una tesi sui paesaggi di Klimt.
    Ha partecipato a varie esposizioni. Dalla prima mostra di grafica nel 2004 in Serbia alla più recente nel luglio del 2012 presso la Casa della Creatività, spazio espositivo per giovani artisti a Firenze, nell’ambito degli scambi culturali tra Italia e Albania e dopo quella per il centesimo anniversario dell’indipendenza dell’Albania organizzata a Todi.
    A luglio del 2004 ha ottenuto medaglia di bronzo nella mostra di Pittura organizzata dal comune di Firenze e medaglia di bronzo a dicembre 2012 organizzata dal Centro Culturale Firenze-Europa “Mario Conti”.
    Nel 2013 partecipa alla mostra collettiva Arte in movimento Fiesole. Partecipa nell’agosto del 2016 a Glasgow in un’altra mostra collettiva Autumn Group Show presso Leiper Gallery Glasgow.
    Attratto dalle potenzialità costruttive del colore, il pittore usa la spatola per creare basi materiche dense di effetti luministici e di contrasti che fanno da supporto ad una trama segnica realizzata proprio con il colore in una maniera personalizzata in modo da definire nettamente le immagini.
    Vive e lavora a Firenze.

  • Alran Vincent

    Nato nel 1964 ad Avignone, Vincent Alran ha stabilito il suo studio ai piedi della butte Montmartre, lì dove si libra ancora lo spirito bohème di alcuni dei più grandi nomi della pittura.

    Ma serba per il suo “paese” natio, per i suoi toros bravos, i suoi gitani, i suoi calanchi e il suo “farniente” un amore che trapela da ciascuno dei suoi quadri, e che nutre con delle scappatelle regolari nella sua regione. Vincitore dell’esposizione europea di Nîmes nel 1987, una delle sue opere è stata acquistata dal Museo d’arte Contemporanea della città. In seguito ha esposto le sue opere a Parigi (Villa Planeix-Le Corbusier), Bruxelles (Galerie Molière) e New York (New Musical Seminar).

    È inoltre sempre più presente nelle gallerie del sud della Francia (Lourmarin, L’Isle-sur-la-Sorgue, Avignone). La musica, la sua seconda passione, l’ha portato anche ad illustrare diversi manifesti di spettacoli (Les Eurientales di Cracovie, Mme Butterfly di Howard Buten…) e anche alcune copertine di dischi per Maxime Le Forestier.

  • Walter Angelici

    Walter Angelici è nato ad Ancona il 30 dicembre 1964. I suoi studi artistici – Istituto d’Arte, Liceo Artistico, Accademia di Belle Arti – e la passione per la letteratura lo hanno condotto ad esercitare la professione di illustratore, abbandonata nel 1999 per dedicarsi alla ricerca artistica.

    Sempre nel 1999 gli è stato assegnato per la sua attività pittorica e incisoria il premio “Ginestra d’oro”. Attualmente è docente di Discipline Pittoriche.

  • Gianfranco Asveri

    Comincia a dipingere nel 1969 approcciandosi ad una pittura dal linguaggio figurativo tradizionale, per poi affermare la sua forte identità artistica con un rilevante mutamento di stile e personalità pittorica. Infatti, a partire dagli anni ’80, l’artista cambia registro e si avvicina alla poetica dell’espressionismo dell’Art brut, corrente fondata dal pittore e scultore Jean Dubuffet al fine di indicare le produzioni artistiche realizzate da pazienti costretti in ospedali psichiatrici.

    L’Art Brut è un’arte fuori dalle norme estetiche convenzionali, un’arte spontanea, impermeabile alle pretese culturali e apparentemente senza riflessione alcuna. Nelle opere degli artisti di questa corrente, vigeva un senso di forte libertà, essi difatti non perseguivano riconoscimento e approvazione, ma si lasciavano guidare dal proprio istinto e la propria emotività. Tutto ciò lo si può notare e trovare nelle bizzarre raffigurazioni dei soggetti, nell’irrealistico uso del colore e nel gesto indipendente proprio degli artisti autodidatti.

    Asveri ne adotta il linguaggio e lo fa suo, rivoluzionando il proprio stile pittorico per passare da immagini facilmente e direttamente riferibili ad un’espressione più istintiva e personale, ricca di colore e materia. Nelle opere dell’artista ritroviamo un lato più emotivo, affiancato da un carattere energetico, incisivo, vivace ed estremamente sintetico.

    Tuttavia, l’anti-naturalismo delle sue rappresentazioni si scontra con un forte studio e un’altrettanta attenta osservazione del reale: Asveri riporta sulla tela gli animali e la natura che lui ama sopra ogni cosa, dedicandogli non solo dipinti, ma anche disegni e poesia.

    “Io dipingo quello che vedo aprendo la finestra di casa mia.”
    Come lui ama dire…

  • Silvia Bassotti

    Silvia Bassotti nasce a Senigallia il 21 aprile 1974, nel 1993 si diploma all\’Istituto Statale d\’Arte di Urbino e tra i lavori più diversi, accantonati matite e pennelli, nel marzo 2001 si laurea al DAMS di Bologna.

    La voglia di disegnare e colorare, sopita per un po’, si risveglia e, nel 2004, frequenta un corso di illustrazione a Sarmede con S. Junakovic, esperienza che ripete nel 2012 con un laboratorio di Anna Laura Cantone. Da allora, conciliando il lavoro all’aria aperta in un vivaio e gli impegni familiari, cerca di creare un proprio mondo illustrato, leggero e colorato aiutata dai figli Matteo e Elena (7 e 4 anni), i suoi critici severi e consulenti più preziosi.

    Note biografiche:
    rn· 1993 Maturità artistica, indirizzo Cinema d\’Animazione, Istituto Statale d\’Arte di Urbino rn· 2001 Laurea in DAMS, Università degli studi di Bologna, indirizzo Arte rn· 2003 Selezionata alla 4° edizione del Concorso Internazionale di illustrazione indetto dall\’Accademia Pictor di Torino rn· 2003 Segnalazione di merito per il premio Fumettintesi (Associazione Nuvoloso) rn· 2004 Corso estivo con S. Junakovic a Sarmede rn· 2005 Vincitrice del Premio Critici in Erba alla 6° edizione del Concorso Internazionale di Illustrazione indetto dall\’Accademia Pictor di Torino rn· 2012 Laboratorio con Anna Laura Cantone a SarmedernrnNote biografiche:rn· 1993 Maturità artistica, indirizzo Cinema d\’Animazione, Istituto Statale d\’Arte di Urbino rn· 2001 Laurea in DAMS, Università degli studi di Bologna, indirizzo Arte rn· 2003 Selezionata alla 4° edizione del Concorso Internazionale di illustrazione indetto dall\’Accademia Pictor di Torino rn· 2003 Segnalazione di merito per il premio Fumettintesi (Associazione Nuvoloso) rn· 2004 Corso estivo con S. Junakovic a Sarmede rn· 2005 Vincitrice del Premio Critici in Erba alla 6° edizione del Concorso Internazionale di Illustrazione indetto dall\’Accademia Pictor di Torino rn· 2012 Laboratorio con Anna Laura Cantone a Sarmede.

  • Luca Bellandi

    Luca Bellandi è nato a Livorno nel 1962.

    Ha frequentato l’istituto d’arte a Pisa e nel 1985 ha conseguito la laurea all’Accademia d’arte di Firenze. Inizia dai classici, poi successivamente scopre l’arte e l’underground americano. L’artista livornese si è imposto con una fitta serie di mostre in Europa e negli Stati Uniti che l’hanno visto collezionare successi e consensi di pubblico e critica, e lo hanno riconosciuto come uno degli artisti più interessanti nel panorama artistico contemporaneo.

    Dal 1994 e’ direttore artistico del settore Arti Visive presso l’associazione culturale “Atelier delle Arti” di Livorno, dove insegna pittura e disegno. Presente con una mostra personale al MUMI Museo Michetti di Francavilla nel 2007.

  • Bengez Miljenko
    MILJENKO BENGEZ è nato a Zagabria nel 1954. Negli anni ottanta comincia ad occuparsi di pittura. Dal 1984 al 1989 collabora nell’atelier del prof. Vilim SveČdnjak. Nel 1987 ha allestito la sua prima mostra personale al Circolo degli operatori in cultura e scienza a Lubiana.
    Dal 1990 soggiorna a Firenze, dove presso il Campo del Restauro – Lorenzo de Medici nella classe del prof. Leonardo Passeri segue i corsi di restauro dei dipinti ad olio. Dopo la fine degli studi parte per New York e comincia la sua collaborazione con la galleria S.E. Feineman Fine Arts. A New York rimane fino al 1995 ed espone alternativamente negli Stati Uniti, in Italia e in Croazia. Dal 1997 collabora con la galleria milanese L’Incisione che nel 2001 gli pubblica, dopo numerose edizioni dei suoi fogli grafici, una monografia intitolata Bengez.
    Dal 2001 la galleria udinese Free Art organizza mostre personali di Miljenko Bengez per tutta l’Italia facendolo conoscere alla scena culturale italiana. Fino ad oggi, Miljenko Bengez ha esposto in oltre cinquanta mostre personali e numerose mostre collettive in Croazia, in Europa e negli Stati Uniti. Dal 1994 è membro dell’Associazione degli artisti Croati.
  • Claudio Benghi

    Claudio Benghi è nato a Castel Maggiore nel 1947, paese della prima periferia di Bologna, città con la quale condivide vita e lavoro.

    E’ in quest’ultima infatti che ha lo studio, in un luogo ricco di storia stratificata e pieno di riferimenti ad un’altra età dell’artista quella della fanciullezza. Artisticamente autodidatta, coltiva la passione pittorica in alternativa al lavoro, fino a farne la sua prima ragione di vita. Per anni dipinge quasi esclusivamente ad acquerello alla ricerca di un’espressività personale che l’immediatezza della tecnica sembrava assecondare.

    Nel 1985 è tra i fondatori del gruppo artistico la “La Matita” assieme al quale opera nel territorio. Pur nella loro diversità Shiele, Groz, Klee, Rousseau e Chagall, sono stati i suoi primi ispiratori. Poi la conoscenza artistica di Gustavo Foppiani, gli rivela un mondo espressivo che non abbandonerà più. La curiosità, la fantasia, la sensibilità e la voglia di comunicare emozioni, lo conducono a tecniche miste più vicine al suo sentire. Nel 1995 tutto si colora attorno a Benghi, sintonizzando la sua pittura su un fare sognante e poetico, nell’ambito di un processo evolutivo che lo porterà all’olio su tela e su tavola. Le sue sono composizioni delicate che comunicano il senso di una pacata magia: immagini tratte dalla quotidianità, ma espresse come fossero tavole, pensieri e riflessioni, dipinti come sogni, storie inventate raccontate come se fossero vere nell’eterno gioco dell’illusione. E’ così che personaggi fragili leggeri, ironici convivono tra giocattoli, lune, navi e pesci volanti, impaginati dentro favole cromatiche candide da interpretare come metafore del presente in questo caos estetetico, libero da condizionamenti, Benghi è riuscito operando con grande impegno e serietà a costruirsi una tecnica raffinata e personale che volutamente trascura i canoni classici, per consegnarci una pittura fatta di “bella materia”, tonale, preziosa, coinvolgente, ricca di suggestioni al limite della più alta poesia.

    Gli sono state realizzate numerose mostre personali. Ha partecipato alle più importanti rassegne d’arte nazionale ed internazionali. Sue opere figurano in innumerevoli collezioni sia pubbliche che private, italiane ed estere. Da alcuni anni tiene corsi di pittura presso centri sociali ed associazioni culturali del territorio.

  • Gianni Borta

    Gianni Borta è nato e vive a Udine, lavora nella città natale e a Milano. Ha cominciato ad esporre nel 1961 ispirandosi al neorealismo del mondo contadino friulano. Oggi è uno dei più significativi artisti italiani della generazione di mezzo con 860 mostre e 169 personali tenute nelle maggiori città italiane e all’estero,con 250 affermazioni tra premi nazionale ed internazionali , in 45 anni di pittura.

    E’ considerato un protagonista di quella che è ormai conosciuta come arte naturalistica. E presente nelle più importanti rassegne artistiche.

  • Sandro Bracchitta

    Sandro Bracchitta, nato nel 1966 a Ragusa, ha frequentato il Corso di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Firenze Nel 1999, presso il Museo di Arte Contemporanea di Genova, riceve il premio per i giovani incisori italiani.Nel 2001 riceve un premio dal Museo Nazionale d’arte Moderna di Tokyo, alla Triennale Internazionale di incisione di Kanagawa e, ancora, un premio dal Museo Comunale di Gyor,in Ungheria.

    La sua attività espositiva, iniziata nel 1991, lo ha portato in numerose località, in Italia e all’estero, dove ha partecipato a concorsi e competizioni che lo hanno spesso visto fra gli artisti vincitori o selezionati. Attualmente insegna Tecniche dell’incisione all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Vive e lavora a Ragusa.

  • Silvano Braido

    Silvano Braido è nato a Treviso nel 1946, vive e lavora in periferia a Villorba immerso nel verde della campagna trevigiana. Fin da bambino oltre al gioco, scopre il bisogno di disegnare, come necessità di espressione e di comunicazione. La matita, i pastelli e successivamente l’olio e l’acrilico, gli saranno compagni inseparabili per tutta la vita.

    Il periodo scolastico (Accademia di Belle Arti di Venezia) lo impegna verso nuove acquisizioni eterogenee. Scuola, che non porterà mai a termine, per motivi famigliari, perchè i suoi mondi sono diversi e perchè le sue esigenze di esprimersi differenti.

    I vari mestieri che in seguito ha praticato gli hanno permesso di affrancarsi dal bisogno, ma non sono mai riusciti a distoglierlo dal sentimento della sua vocazione. Strappando al riposo il tempo della pittura, piano piano, con caparbietà, con intelligenza, con paziente lavoro di ricerca, intraprende la strada dell’artista a tempo pieno. Una scelta coraggiosa dettata dalla sensibilità e dal grande amore per il proprio lavoro.

    Approfondisce il disegno, le varie tecniche di pittura ed incide le prime lastre all’acquaforte. Fin dalle prime esposizioni si rivela artista creativo e di grande fascino.

    Oggi, nel pieno della maturità, con raffinato senso pittorico, costruisce immagini di straordinaria bellezza: cieli infiniti e creature fantastiche che fanno luminose le scene dei suoi colloqui con la vita.

  • Claudio Cargiolli

    Claudio Cargiolli è nato a Ponzanello nel 1952, piccolo borgo nei pressi Fosdinovo (Massa-Carrara). Ha frequentato il Liceo Artistico e poi in seguito l’Accademia di Belle Arti di Carrara, città dove vive e lavora.

    Fin dall’inizio, curioso, libero, privilegia l’immaginazione e la fantasia lontano da ogni concessione alle mode. Giovanissimo partecipa dal 1968 in poi, a numerose rassegne di pittura. La sua prima personale si colloca nel 1971, presso la Galleria Fillungo di Lucca. Con queste precoci esperienze continua il suo percorso fino a diplomarsi all’Accademia nel 1974. La pittura di quegli anni, di formazione, di ricerca, si caratterizza con una produzione dominata da soggetti enigmatici, dai volti cancellati e composti per frammenti.

    La svolta avviene nel 1983 dopo un incontro con il critico d’arte Pier Carlo Santini. Negli anni a seguire Cargiolli riesce ad assegnare ordine alle sue visioni e forma ai suoi sogni, e la pittura prende a consolidarsi proprio nella misura in cui i volumi, le forme e gli oggetti si collocano sulla tela in un racconto fantastico. Gli accostamenti al limite dell’incongruenza fra scene, visioni e descrizioni diverse concorrono alla costruzione di una realtà da favola, irreale e tuttavia rasserenante, pur nella sua impossibilità. Tale processo di ricerca e lavoro si incrementa e si concretizza dalla seconda metà degli anni Ottanta; dal quel periodo inizia, infatti, il ciclo di esposizioni di alto prestigio che hanno consacrato Cargiolli come uno dei maggiori artisti contemporanei.

    Oggi Claudio Cargiolli, nel suo incessante perfezionarsi, compone immagini sempre meno affollate, immagini ad alta definizione, trasognate, pure, da sembrare sospese, atemporali, destinate ad un colloquio privato, fino a condensarsi in una tenerezza di affetti.

  • Giampietro Cavedon

    Giampietro Cavedon vive e lavora a Marano Vicentino (VI). Avendo iniziato a dipingere e ad esporre giovanissimo, da anni partecipa ai più importanti concorsi nazionali ove ottiene vittorie e riconoscimenti. Vince, fra gli altri, la Biennale di Civitella della Chiana e i concorsi di Arco, Asolo, Schio, Zugliano, Fratta Polesine.

    Ottiene premi importanti al Premio Agazzi di Mapello, alla Biennale di Soliera, alla Biennale di Osio di Sotto, al Premio G.B.Cromer di Agna, al Premio di Cordignano, al Premio Chimera di Arezzo e alla Biennale di Fiume Veneto.
    Premiato piu’ volte anche al Premio Nazionale di Pittura di Fighille.
    Ha partecipato ad esposizioni italiane, europee ed internazionali.
    Molte opere fanno parte di collezioni pubbliche e private, in Italia e all’estero. In particolare sue opere sono esposte a Bruxelles, Roma, San Francisco, New York e Barcellona.
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  • Cristian Ceccaroni

    E’ nato a RIMINI nel 1969. Ha conseguito il diploma di Maestro d’Arte, diploma di Abilitazione Professionale del Corso di Perfezionamento in Tecniche Incisorie e diploma di maturità in Arte Applicata nella medesima sezione di Tecniche Incisorie presso l’Istituto Statale d’Arte “Scuola del Libro” di Urbino rispettivamente nel 1986, 1988 e 1990. Nel 1995 si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Urbino con il maestro Omar Galliani, Corso di Pittura.

    Ha iniziato l’attività espositiva nel 1986 ottenendo il premio dell’Accademia Raffaello di Urbino con Diploma di Allievo Incisore quale primo classificato per l’incisione xilografica. Fra le mostre dell’anno 2008 la partecipazione alla terza Biennale Internazionale d’Arte di Pechino e la collettiva presso la Galleria San Francesco della Repubblica di San Marino.

    Attualmente risiede e lavora nella Repubblica di San Marino dove ha aperto un suo laboratorio “Atelier Cristian Ceccaroni” per la pittura e l’incisione calcografica.

  • Daniele Cestari
    Daniele Cestari (1983) si laurea in architettura nel 2009 per poi dedicarsi alla pittura.

    È consapevole che la sua carriera di artista è strettamente legata ai suoi studi universitari di architettura, che ha portato a compimento con una tesi di laurea in progettazione urbanistica. In questo contesto egli ha sviluppato la predilezione per l’aspetto fisico della città e per il paesaggio urbano studiando pittura e fotografia. Vede la città come la macchina più complessa che l’uomo abbia mai costruito: l’identità di questo singolare congegno consiste nella manifestazione, apparentemente inconoscibile, delle creazioni architettoniche, senza mai dimenticare quella che è la presenza sottile e impercettibile dell’uomo.

    I suoi paesaggi si imbrattano dei segni e delle storie delle persone, e lui, da naufrago urbano, le riporta con lo stesso spirito d’osservazione di uno storico con lo sguardo d’artista. Vive e lavora a Ferrara. Ha esposto per: Galleria La Linea (Montalcino), Galleria Punto sull’Arte (Varese), Sloane Merrill Gallery (London), Albemarle Gallery (London), Galleria Nuovospazio Artecontemporanea (Piacenza), Barbara Frigerio Gallery (Milano), Galleria Stefano Forni (Bologna), Zenone Artecontemporanea (Reggio Emilia), Museo Bargellini (Pieve di Cento Bologna), Centro Mercato (Argenta, Ferrara).

    Nel 2011 viene invitato al Padiglione regionale Emilia Romagna per la 54ª Biennale di Venezia. Nel 2014 viene invitato a partecipare a Ritratti di città – Urban sceneries a cura di Flamini Gualdoni a Villa Olmo a Como. È presente alla 4ª edizione Bienal del fin del Mundo, Mar del Plata, Argentina 12 dicembre 2014 – 22 febbraio 2015.

  • Mario Corrieri

    Mario Corrieri nasce a Messina nel 1942. Dopo gli studi superiori si dedica per molti anni all’attività musicale per approdare definitivamente alla professione di pittore. Vive e lavora a Milano.

  • Lorenzo Crivellaro

    Nasce nel 1961 a Milano e, dopo una breve parentesi alla facoltà di Agraria, prosegue gli studi frequentando lo IED. Negli anni 80 le sue esperienze si dividono tra le agenzie pubblicitarie e l’attività del padre, che lo avvicina al mondo dell’antiquariato e del restauro, frequentando anche corsi di estimatore d’arte antica. Col tempo concentra le sue attenzioni al periodo Art Déco, il cui relativo connubio tra creatività e manualità lo stimolano lla realizzazione di collezioni personali di complementi d’arredo. rnLa sua passione più profonda fin dall’adolescenza rimane però la pittura, che lo accompagna nella sua crescita artistica, spaziando dal figurativo all’astratto, fino a trovare un equilibrio maturato e poi stabilizzato nelle sue opere più recenti. In quest’ultime, le influenze pop, chiaramente riscontrabili, diventano omaggio alla quotidianità di un passato tranquillizzante e sereno in cui, ad esempio, i personaggi del Carosello, i maschi storici, i prodotti, gli slogan e i fumetti (icone di un consumismo agli albori), riprendono vita, come dolci ricordi mai sopiti di chi allora era bambino, su tele intonacate con stucchi e cementi, l’osservatore è coinvolto quindi in maniera diversa e personale da ogni tela che entra così nel proprio vissuto attraverso un’emozione vera e unica. Lorenzo Crivellaro espone in diverse gallerie, ha partecipato a mostre ed eventi ed è autore di un’opera pubblica di 50 mq. inaugurata nel 2013 a San Giuliano Milanese.

  • Valeria Ferrari

    Giovane artista romana, Valeria Ferrari, si forma come restauratrice di dipinti presso l’Accademia delle Arti e Nuove Tecnologie di Roma, dove si appassiona alle diverse tecniche pittoriche e allo studio del colore, approdando infine ad un linguaggio personale ed eclettico.
    Da cinque anni collabora con la Galleria Il Sole partecipando a diverse collettive nonché con la stessa, alla Fiera Affordable Art Fair di Milano.
    Appassionata di arte, musica e poesia, inserisce nei suoi dipinti citazioni tratte dal mondo musicale e letterario per dare vita ad un racconto in cui suggestioni naif vengono rielaborate attraverso l’utilizzo del collage e della pittura acrilica. Protagonisti delle opere sono le città ideali avvolte da atmosfere oniriche che popolano la serie Happy City, i giardini incantati rallegrati dallo sbatter d’ali di variopinte farfalle nei Flights, i cuori di ogni forma e colore che fluttuano sulla tela come palloncini lasciati volare via in un momento di festa, musica e fantasia, al centro della serie Loving.
    In Lightness le opere di piccolo formato rappresentano fotogrammi dell’infanzia che si alternano ad oggetti iconici del vivere quotidiano, con uno spirito che richiama la cultura pop e l’immaginario visivo degli ultimi decenni.

    Si sogna così, nello sperimentare di Valeria Ferrari, respirando un’arte che diventa fantasioso gioco di rimandi.

    Fabio Ortolani

    Non mi prendo mai troppo sul serio…
    mi piace giocare e sperimentare,
    i colori sono note che mischio sul pentagramma per trovare armonia e dissonanza;
    tra silenzio e rumore, cerco la mia isola felice,
    sempre in bilico, divertendomi.”

    (Valeria Ferrari)

  • Paolo Fresu

    Paolo Fresu nasce ad Asti nel 1950, frequenta il Liceo Artistico di Torino e l’Accademia Albertina, che interrompe per dedicarsi alla scenografia teatrale,cinematografica e televisiva (”Come e perché crollò ilColosseo” di Luigi De Filippo, Napoli 1981; “Grunt”, diGiorgio Faletti e Andy Luotto, Roma 1982; “Fantastico90”, RAI UNO, Roma 1990; “Il malato immaginario”,Teatro Asti).

    Coltiva negli anni ‘60 un’autonoma concezione espressiva, sensibile alle tendenze espressioniste europee, mediante insolite sperimentazioni materico-cromatiche. Dopo le sequenzea china, a pastello dei decenni ‘70-’80, l’Artista persegue esperienze contenutistiche e tecniche più complesse,creando collages ed assemblaggi polimaterici d’intento surreale.

    L’ironica figurazione dell’immaginaria allegoria umana (re, regine, generali, prelati, arlecchini e popolani) assume nei cicli pittorici recenti una profonda simbologia,esaltata da un serrato contrasto chiaroscurale e timbrico. Nel 1992 realizza il Manifesto e la scultura – premio per “Astiteatro 14”; nel 1997 dipinge i Drappi del Palio di Asti; accanto alle numerose personali, si annoverano recenti allestimenti antologici in Asti: Foyer del Teatro Alfieri(1992), Antico Battistero di San Pietro (1997) ed in Alessandria presso il Complesso Conventuale di San Francesco (2000).

  • Giuliano Grittini
  • Jonathan Guaitamacchi

    Jonathan Guaitamacchi nasce a Londra e si diploma all’Accademia di Brera di Milano.
    Milano Londra Cape Town Johannesburg saranno le città da lui più vissute e amate, le cui tracce si ritrovano, si perdono e si intrecciano nei sui grandi progetti urbani in bianco e nero che il rigore stilistico e l’unicità del taglio e della prospettiva hanno affermato, nel mondo delle arti visive a partire dalla fine degli anni Novanta, come icone di altissima riconoscibilità nel segno e nella visione.
    I titoli delle opere evocano quest’anima di partenza: British Black—-Battersea—-Bovisa—-M-TwentyFive—-Greater London—-UpTown—-DownTown—-Isola—-The Mother City—-Egoli (Johannesburg)—-—- Oxford Street—-Milano—-Johannesburg Transfer—-East End London…
    …………Mono—-Estensione—-View—-Verticale——Target—-Visione Circolare—-Sequenza—-Centralmente—-Zooming in… sono invece i titoli che affermano il grande rigore formale del suo progetto artistico che si nutre, contemporaneamente, di unicità nella visione formale e di unicità sul piano concettuale e immaginativo e che rivendica, a livello espressivo, l’inscindibilità di vissuto biografico e di gesto architettonico e pittorico.
    Il lavoro di Guaitamacchi sulle città globali nasce dal suo lavoro sulle vedute urbane e industriali a Milano a metà degli anni Novanta. I luoghi sono la vasta area della AEM in Bovisa, che diventa sito di archeologia industriale con la chiusura degli impianti nel 1994, e subito dopo la Stazione Centrale e gli impianti ferroviari FS.
    L’Officina del Gas AEM (ora A2A) in Bovisa, che era stata l’elemento simbolo del nuovo skyline dell’industrializzazione milanese a inizio Novecento, diventa, con i suoi 400mila metri quadrati di area impianti, il luogo in cui Jonathan Guaitamacchi, con il disegno, la fotografia e la pittura, ricerca materia, forma, luce e ombra e dove allena lo sguardo sul taglio e sulla composizione delle sue vedute urbane. Ma la Bovisa nutre anche il suo sguardo contemplativo sulle strutture industriali e sulla città, donando ai suoi lavori quella dimensione di silenzio e di astrazione che lo accompagnerà nei due decenni successivi. Dai mesi di lavoro nell’ex-area gasometri di Bovisa nasceranno molti lavori di grandi dimensioni esposti nell’ex Officina del Gas nella mostra Macchine della Luce del 1997.
    Dell’anno successivo è la mostra Una Stazione-La Città. All’interno della Sala Attesa della Stazione Centrale di Milano vengono esposti venti lavori di grandi dimensioni in seguito a un periodo di ricerca su materia, forme e strutture nella stazione stessa e nelle zone periferiche di ingombro dei binari. Come per l’area della Bovisa, qualsiasi struttura diventa oggetto di osservazione e di lavoro, spaziando dall’intricata architettura di travi in ferro della stazione stessa, ai ponti in semplice cemento armato sopra i binari, ai materiali di ogni genere abbandonati lungo i tralicci.
    La residenza per la AEM SpA e il lavoro con le FS di Milano saranno le prime di una lunga serie di collaborazioni con realtà culturali, produttive e finanziarie e con Brands che trovano nel lavoro di Jonathan Guaitamacchi la possibile rappresentazione comunicativa di alcuni aspetti della loro identità.
    Dal lavoro di residenza alle ex-officine AEM e alla Stazione Centrale nascerà nel 1999, con il Politecnico di Milano e Il Comune di Milano, il progetto espositivo Triennale/Progetto Bovisa -sul cambiamento della città e sulle sue trasformazioni- che marcherà il primo nucleo di interesse per il futuro progetto Expo. In questa occasione i grandi lavori di Jonathan Guaitamacchi verranno esposti al Palazzo della Triennale di Viale Alemagna.
    Nel periodo successivo al Progetto Bovisa, La Fondazione Stelline di Corso Magenta acquisisce il lavoro Isola che segna il radicarsi del lavoro di Guaitamacchi nelle trasformazioni di Garibaldi-Porta Nuova. Isola è una visione dall’alto dell’area milanese ancora priva dello skyline che sarà, ma guardata e tracciata dall’alto, da un’altezza immaginata e non fisicamente possibile in quegli anni. Isola nasce da un luogo in trasformazione e incarna uno dei gesti pittorici strutturanti del suo lavoro successivo.
    In continuità con il lavoro svolto sulle nuove aree dell’urbanizzazione milanese, EuroMilano nel 2008 chiama Jonathan Guaitamacchi per la presentazione dell’International Masterplan Rrem Koolas per Bovisa-Area Gasometri, con una performance proiettata su grande schermo all’interno dei gasometri milanesi, in occasione della presentazione ufficiale alla stampa e al mondo politico del progetto della candidatura di Milano per l’Expo.
    Dalla poetica dell’area Bovisa e dalle visioni della nuova area Isola-Garibaldi, dove Guaitamacchi ha vissuto e lavorato per molti anni, nasce il lavoro più conosciuto dal grande pubblico nazionale e internazionale, che prende forma dai luoghi e dalle trasformazioni del nuovo skyline milanese e dal suo stratificarsi con il vissuto di altre città come Londra e con i lunghi periodi di lavoro in altre città come Cape Town e Johannesburg.
    E’ a questo punto di sviluppo del lavoro che Accenture nel 2010 decide di aprire la sua nuova sede nazionale e la sua nuova presenza in zona Porta Nuova-Garibaldi a Milano con una mostra personale di Jonathan Guaitamacchi, dal titolo Nella Città che Cambia.
    “Una personale dell’artista contemporaneo Jonathan Guaitamacchi accompagna l’evento di inaugurazione della nuova sede di Accenture nel centro di Milano, in Via Maurizio Quadrio. Le sue opere, tra pittura e architettura, guardano a una città luogo della memoria e dell’evoluzione. … Jonathan Guaitamacchi e i suoi dipinti tra memoria e contemporaneità, che guardano al tessuto urbano ed esprimono “qualcos’altro al di là del visibile”, sono per noi una firma ideale sul percorso dell’azienda nella città che cambia.” (Fabio Benasso-A.D.-Accenture SpA)
    Seguono importanti momenti di collaborazione con istituzioni culturali italiane. La Città di Como e l’Assessorato alla Cultura aprono una grande retrospettiva sugli ultimi dieci anni della sua produzione artistica nella ex-chiesa di S.Pietro in Atrio a Como, dal titolo: Jonathan Guaitamacchi NoveCinqueZeroCinque. Il Ministero degli Affari Esteri lo chiama per la Collezione Farnesina e la Città di Lecco e il Politecnico Polo di Lecco organizzano una sua mostra personale dal titolo A Campus Point.
    Il lavoro che nasce alla fine degli anni 90′ si radica così in una forte nuova riconoscibilità e in percorsi internazionali urbani che vedono l’artista in Cina, Stati Uniti, Gran Bretagna e Sud Africa.
    Del 2011 è la residenza artistica presso la Nirox Foundation di Johannesburg, un importante periodo di lavoro sui luoghi di trasformazione della città nel post-apartheid, sulle townships e sulle periferie urbane sud-africane, da cui nascerà City Transfer, un imponente lavoro installativo-pittorico eseguito ed esposto alla Nirox Foundation, sede delle nuove residenze artistiche -Arts on Main- nel centro della città.
    Con la sua produzione più recente, un lavoro fotografico sui ghiacciai, spesso poi trasformato in lavoro pittorico e architettonico, nel 2015 Jonathan Guaitamacchi collabora con BPS Swizerland con un’importante mostra personale My Home Glacier a Palazzo Mantegazza a Lugano, una mostra sul tema dei ghiacciai in territorio elvetico.
    Parte dello stesso lavoro sui ghiacciai viene anche presentato in una mostra alla sede di AZIMUT a Palazzo Serbelloni a Milano. Un’elaborazione più recente del lavoro fotografico e pittorico sui ghiacciai è stato presentato nel 2016 in in una mostra alla Fortezza di Exilles in Val di Susa, Mono Genesi-Ice Sources, in collaborazione con Il Circolo dei Lettori e Fondazione di S.Paolo di Torino.
    Più recentemente ha partecipato a Arte e Impresa come artista per il Gruppo Keller -Presidente della Confindustria di Lecco e ha partecipato per Chiusano Immobiliare a Torino a Art for Excellence. E’ stato testimonial nel 2015 per la Amy Winehouse Foundation con cui collabora e nel 2017 ha associato il suo lavoro al Gruppo Censeo, in un’importante evento milanese nello spazio di Riccardo Pozzoli – Co-founder & CEO The Blonde Salad e ha poi inaugurato con una personale la nuova sede di Centotrenta Servicing in San Prospero angolo Cordusio a Milano.
    Delle città di Jonathan Guaitamacchi si parla come di città globali, città che nella loro spropositata ampiezza “…hanno dentro un’angoscia europea più profonda, che fa pensare all’assurdo urbano di Radziwill e alle campagne desolate e apocalittiche di Kiefer.” (Carlo Bertelli)Metropoli di taglio cinematografico, istantanee di architettura, con piani sequenza resi dalla velocità del gesto pittorico: “Queste metropoli si chiamano ‘ovunque’, e noi le abitiamo, le nutriamo attraverso dirottamenti repentini e virate all’ultimo minuto dalla meta: la fine. Le sue vedute urbane potrebbero essere ‘negativi pittorici’ di Hong Kong, Los Angeles, San Francisco, Città del Capo, Chinatown; qualsiasi luogo senza tempo.” (Jaqueline Ceresoli)

    “Jonathan Guaitamacchi lavora sullo spazio, si addentra nella terza dimensione, la profondità, ed interpreta l’architettura come linguaggio, come ossessione, come ripetizione di un modo. Le sue tele, veri e propri progetti architettonici, raccontano la sua visione. In un epoca in cui il paesaggio e le visioni urbane sono soggetti amati e ripresi da parecchi artisti contemporanei, Guaitamacchi fa la differenza. Tra i primi nell’epoca contemporanea ad affacciarsi al contesto urbano, ‘sulla tela non rappresenta l’espressione totale o meramente architettonica della realtà, ne sprigiona l’essenza, il principio attivo, non racconta il luogo, ma il suo riflesso, la sua metafora attraverso il suo stile unico e inconfondibile’.” (Francesca Brambilla)

    Nel lavoro parallelo alle visioni urbane ma più recente sui ghiacciai, Jonathan Guaitamacchi si confronta con l’origine della vita, con i ghiacci perenni, con ciò che all’uomo non è dato creare e con le grandi potenzialità strutturali del ghiaccio in tutte le sue manifestazioni morfologiche in alta quota. I lavori sono a base fotografica, attraversati dalla pittura e poi disegnati con progetti architettonici, oppure fotografie di ghiacciai abbinate a disegni di strutture architettoniche apparentemente impossibili suggerite dalla morfologia e dall’estensione dei ghiacci. Nel lavoro si susseguono testimonianze di luoghi esistenti o da poco scomparsi, segni grafici come pensieri illeggibili e progetti architettonici visionari e umanamente impossibili.

    Come per le città, i titoli ci parlano di luoghi —-Morteratsch——Fortezza———Boval——Palù, o della fascinazione di Guaitamacchi per il grande rigore formale delle strutture di ghiaccio ——White Blocks. Ma ci suggeriscono anche che i ghiacciai per Guitamacchi sono il luogo ultimo in cui incontrare l’uomo e il silenzio——My Home Glacier——A Rapper’s Glacier——Mia Estinzione——Mono Genesi.

  • Fathi Hassan

    Fathi Hassan di origine Nubiana, (Egitto e Sudan), nasce a Il Cairo nel 1957, vive e lavora in Italia dal 1979. La famiglia originaria del sud dell’Egitto e precisamente di Toscka, città della regione nubiana pesantemente colpita dalle inondazioni del Nilo durante gli anni ’60, e denominata fin dall’antico Egitto Kekhia, vanta tra gli ascendenti nobili guerrieri ed agricoltori divenuti capi-villaggio. E’ cresciuto in una famiglia matriarcale, organizzazione domestica molto comune nella tradizione nubiana.

    Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove si è diplomato nel 1984. Durante gli studi è entrato in contatto con il gruppo teatrale “Falso Movimento”, maturando un’esperienza d’attore e collaboratore nello spettacolo teatrale “Otello”. Negli stessi anni, ha conosciuto alcuni intellettuali partenopei, tra cui Lucio Amelio, Filiberto Menna e Mario Martone, divenuti ben presto amici e sostenitori della sua arte.

    Nel 1989 ha ottenuto dal Ministero della Cultura egiziano un’importante riconoscimento per la sua attività artistica; infine, è stato chiamato a rappresentare l’Africa alla biennale di Venezia “Aperto ’88”.

  • Mark Kostabi

    Kalev Mark Kostabi (nato il 27 novembre 1960) è un artista e compositore americano. Kostabi è nato a Los Angeles il 27 novembre 1960 da immigrati estoni Kaljo e Rita Kostabi. È cresciuto a Whittier, in California, e ha studiato disegno e pittura alla California State University, Fullerton. Nel 1982 si trasferì a New York e nel 1984 divenne una figura di spicco della scena artistica dell’East Village, vincendo il “Proliferation Prize” dall’East Village Eye per aver partecipato a più mostre d’arte di qualsiasi altra New York artista. Kostabi è noto soprattutto per i suoi dipinti di figure senza volto che spesso commentano questioni politiche, sociali e psicologiche contemporanee e che hanno radici stilistiche visive nell’opera di Giorgio de Chirico e Fernand Léger .

    Ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove si è diplomato nel 1984. Durante gli studi è entrato in contatto con il gruppo teatrale “Falso Movimento”, maturando un’esperienza d’attore e collaboratore nello spettacolo teatrale “Otello”. Negli stessi anni, ha conosciuto alcuni intellettuali partenopei, tra cui Lucio Amelio, Filiberto Menna e Mario Martone, divenuti ben presto amici e sostenitori della sua arte.

    Nel 1989 ha ottenuto dal Ministero della Cultura egiziano un’importante riconoscimento per la sua attività artistica; infine, è stato chiamato a rappresentare l’Africa alla biennale di Venezia “Aperto ’88”.

  • Melkio

    E’ nato a Genova nel 1984 e disegna da sempre.
    Cosa significhi questo “sempre” è lo stesso Melkio a spiegarlo: “fin da quando ne ho memoria, ma ho sempre buttato via tutto… fatto il disegno, poi via nella spazzatura. Per me era talmente naturale che non aveva senso tenerli”.
    Inizia quindi il suo percorso artistico da autodidatta attraverso il disegno, maturando negli anni uno stile che si è sviluppato in simbiosi con un immaginario che potremmo definire in perenne espansione. Ed è proprio questa capacità immaginifica il senso, inteso come direzione, da seguire per leggere il lavoro artistico di Melkio.
I suoi disegni, così come i suoi progetti multidisciplinari, devono essere quindi identificati come racconti, narrazioni, dialoghi rivolti all’osservatore in cui il segno, ovvero il modo del comunicare, non può che essere chiaro nella sua intelligibilità, semplice nel suo ascolto. Complesso è al contrario ciò che i disegni di Melkio descrivono con segno essenziale.
    Il segno e il colore sono pensati a sottolineatura della forma complessiva, al servizio di un immaginario fortemente surreale e iper-irrealistico.

    Melkio disegna così visioni oniriche, giochi di parole, associazioni di idee ma fotografandoli con estrema lucidità, come dovesse renderci immagini chiare di una sua realtà.
    I suoi lavori sono un invito al gioco. Melkio ci chiede di seguirlo dentro i suoi disegni, di sorridere con lui e di non aver vergogna di quel sorriso buffo e stralunato che ci sgancia dal qui e ora.

  • Muriel Mesini
  • Maria Micozzi

    Biografia artistica Giuseppe Vannucci Maria Micozzi nasce a Tolentino nelle Marche. Compie studi sia di formazione classica che scientifica con molteplici interessi culturali dall’antropologia alla psicoanalisi e in ambito filosofico all’epistemologia nella concezione “relazionale” di Gregory Bateson. Si dedica totalmente all’attività artistica dal 1985 fondendo una qualità pittorica esemplare sulla grande tradizione del rinascimento da Leonardo a Michelangelo con la sperimentazione di inedite soluzioni tecnico-formali ( ideazione di nuovi supporti come i quadri-oggetto, opere bifacciali, assemblaggi di più tele e cornici, con utilizzo di materiali poveri come fili di ferro e spago), affine allo spirito delle avanguardie di indirizzo concettuale. Questa sua ‘eretica’ ed eterodossa configurazione artistica viene notata e seguita con interesse dal critico Pierre Restany, teorico del movimento artistico ‘Noveau Realisme’, che nel 1986 presenta a Milano una mostra di Maria Micozzi . Dal 1987 l’artista marchigiana inizia un’intensa attività espositiva con mostre a Monaco, Stoccarda , Bayreut in Germania dove la sua ricerca ottiene numerosi consensi sia di critica che di pubblico. Partecipa alla rassegna di Arte Fantastica curata dal prof. Renzo Margonari a Palazzo Roncale a Rovigo (1987) , nello stesso anno è presente all’Expò di New York. Nel 1988 è invitata in Spagna ad una rassegna di artisti internazionali per iniziativa del Ministero della Cultura di Madrid. Nella sua opera orientata ad una visione sistemica del mondo, la dimensione fantastica scaturisce dalla complessità labirintica delle infinite relazioni possibili, geometrico-matematche , mestiche o simboliche tra gli elementi di un tutto che, nella visione organicistica di Maria Micozzi, si traduce nel mito femminino della grande madre cosmica attraverso la forza sinuosa ed erotica dei suoi acefali corpi femminili. In questo suo anelito alla ricomposizione formale della totalità attraverso la compresenza e la ‘ricucitura’ nelle sue opere di frammenti di linguaggi plurimi vengono meno le rigide e schematiche contrapposizioni tra figurazione e astrazione, tra razionale e non razionale, tra mente e corpo delineando così nuove possibili connessioni e relazioni tra contesti e realtà irrelate. Negli anni novanta sono da menzionare le mostre a Francoforte, a Miami in U.S.A. e a New York presso l’Istituto Italiano di Cultura, nonchè le personali itineranti a tema come “La seduzione- ossessione e paura nei trattati degli Inquisitori”, “La disperatissima sete- 8 pièses per Giacomo Leopardi” con il Patrocinio della Regione Marche e i complimenti di Federico Zeri, “Maria Micozzi o il mistero del corpo” per la Fondazione Umberto Mastroianni. Nel 2005 a Bologna presso la Galleria Castiglione Arte presenta “La domanda e l’utopia” ispirata a “Le città invisibili “di Italo Calvino. Si ricordano, poi, le personali “Il cerchio e le secanti” presso la Miniaci Art Gallery nella sede di via Brera a Milano e in quella di Positano, “ Metafore del grano Saraceno- geometrie, luoghi e riti” a Palazzo Besta de’ Gatti a Teglio, “Don’t rape Lilith- il nome e il branco” agli Archivi di Stato a Milano e infine la partecipazione , sia come autrice del manifesto che come relatrice (sul tema dello stupro ’Ammutolire la preda’), al Convegno “Le figure della violenza” organizzato da Oikos-bios Centro filosofico di psicoanalisi, presso l’Università di Padova -Nell’inverno 2010, ancora a Padova, ha allestito la personale “L’ossessione della carne” in contemporanea al convegno, che oltre a vederla relatrice trae il titolo da un suo scritto “ La paura dell’impotenza e lo stupro – metafore per l’indicibile”, convegno organizzato da Oikos-Bios e tenutosi presso la facoltà di Sociologia. Tra le ultime rassegne è da ricordare la mostra internazionale “Lilith – l’aspetto femminile della creazione “ a cura di M.L. Trevisan con la partecipazione a catalogo di Rita Levi Montalcini , tenutasi a Frascati presso le scuderie Altobrandini, nel 2004 ; ultimamente ha partecipato, invitata dal curatore Floriano De Santi, alla Rassegna “Le costellazioni” tenuta a Viareggio, presso la Villa Borbone; è stata presente, per la seconda volta, al ‘Premio Vasto, ad una rassegna internazionale presso Villa Panphili, a Roma, organizzata dalla Galleria ‘Il narciso’ di Roma e alla Galleria Civica di Enna . E’ artista invitata alla Biennale dell’Incisione Città di Campobasso. Come autrice e scenografa ha messo in scena, a Padova, una sua commedia “Le femmine–Lisistrata e le altre”. Ha vinto il primo premio della Biennale d’Arte Murale a Casoli ed è presente alla 55° Biennale di Venezia nell’ambito del Progetto Collaterale Over Play, con l’opera dal titolo “La nuova Lilith- femminicidio: crisi del pensiero unico e rivoluzione della differenza”.

  • Cristina Moneo

    Nacida en 1968 en Covarrubias (Burgos).

    Licenciada en Bellas Artes por la Universidad de Pais Vasco.

    Taller de Grabado en el Aula de Cultura de Getxo. (1993)

    Curso de Grabado y Serigrafía Fundación Municipal de la U.P. de Gijón (1999).

    Curso de Grabado del Museo Antón de Candás. (2000-2002).

    Taller de especialización en Grabado Calcográfico y Litografía en el Taller de Litografía Viña de Gijón. (2002).

    Curso de técnicas de pintura antigua en Gijón (2004).

    ÚLTIMAS EXPOSICIONES:

    Grabados en Sala de Arte Paloma 18. Agosto 2002 y Mayo 2007.

    Grabados en el Salón Internacional de Grabado de Madrid “Estampa” (Novbre 2003 y Novbre 2006)

    Colectiva Ibizagrafic 2004, Museu d’Art Contemporani de Ibiza.

    Grabados en Sala de Arte Paloma 18. Verano de Papel. Burgos

    Pintura en la Galería Mediadvanced. Gijón, febrero 2006.

    Grabados en Galería Absenta. León, marzo 2006.

    Colectiva de Grabado Casa de Cultura San Lorenzo del Escorial.

    Grabados en Galería Loft. Valladolid, marzo 2007.

    PREMIOS:

    Seleccionada en el Primer Certamen de Pintura Centro Comercial San Agustín. Gijón, julio 2000.

    Seleccionada en el Certamen de Pintura Villaviciosa. Asturias 2002.

    Seleccionada en el Mini-print Internacional Cadaqués. Gerona 2002.

    Seleccionada en el Certamen de Pintura de Luarca. Agosto 2003

    Seleccionada en el Certamen de Pintura Villaviciosa. Asturias 2003.

    Seleccionada en el Certamen de Pintura Villaviciosa. Asturias 2005.

    Seleccionada en el Certamen de Grabado de San Lorenzo del Escorial. Julio 2006.

    Tercer Premio Concurso Nacional de Grabado de Valladolid. 2007.

    OBRA EN COLECCIONES:

    Grabados en la Biblioteca Nacional de Madrid.

  • Gianni Moramarco

    BIOGRAFIA

    Gianni Moramarco nato a Torino, è un creativo a tutto tondo, la cui biografia artistica si sviluppa nell’arco di tre lustri con un percorso eclettico e
    costante, ricco di successi creativi che vanno dall’architettura d’interni al fashion design ed alle arti visive. In anni recenti Moramarco ha sviluppato con successo il versante espositivo con presenza in numerose gallerie europee e manifestazioni artistiche d’alto livello. Di recente è da registrare la sua presenza alla 7a Biennale Internazionale d’Arte di Ferrara 2014. Le sue opere figurano in collezioni pubbliche e private.
    Nato a Torino , divide la sua attività tra architettura e produzione artistica.
    L’ispirazione di Gianni Moramarco sembra avere una vena “pop” che si tiene ben lontana da aridità concettuali. Talvolta surreale, talvolta molto concreto, i suoi quadri sono popolati da riferimenti chiari alla sua città d’origine i cui luoghi simbolici giocano con torri infuocate e forme addolcite ma deformate di valchirie spiate feticisticamente.
    Moramarco si muove all’interno di un meccanismo pittorico fatto di ironia, candore, artigianalità annullando le regole e i limiti della cornice dell’opera, invadendo i confini del quadro, come spinto da un impulso irrefrenabile a fugare la realtà reinterpretandola con il canone del suo linguaggio artistico.
    Le sue creazioni sono espressione dell’esuberanza dell’artista che agisce proiettando le proprie idiosincrasie sulla città, scomponendola nei suoi componenti basici per farla riemergere filtrata e adulterata da imprevedibili geometrie.
    Il “nuovo mondo” di Moramarco, si impone attraverso il colore che tiene separati ma al tempo stesso uniforma i pezzi del suo puzzle; Siamo trasportati in un arcipelago di isole inconciliabili con cui viene descritta una realtà frammentata, incerta, in crisi, i tagli sono come le crepe che dividono le zolle di un terreno arido cui solo l’intervento straniante del colore può ridare vita.
    In tempi più recenti i soggetti delle opere di Gianni Moramarco si spostano su te mi onirico kabbalistici, giocando con i numeri e le pieghe delle sue scomposizioni pittoriche.
    Questa nuova serie di quadri segna un ulteriore passo verso una rappresentazione astratta e simbolica delle cose in cui le nuove geografie astrali segnano traiettorie immaginarie ed eteree che interferiscono con il reticolo casuale dei tagli come fossero appoggiate su un foglio stropicciato.
    Assistiamo ad una inversione di ruoli tra i tagli e il soggetto che se prima poteva no apparire come uno stratagemma per operare una fuga dal concreto presente ora lo ipostatizzano attraverso la materialità dell’opera è l’impronta artigianale dell’artista.

  • Carlo Moschella

    Carlo Moschella è nato a Vipiteno (BZ) il dì 6 giugno 1958. L’artista nasce professionalmente in Germania(Dusseldorf), dove completa gli studi artistici,riscuotendo i primi lusinghieri successi, misurandosi poi con tutti i movimenti ed i fermenti che agitano ilmondo dell’arte a cavallo degli anni ’70 e ’80.

    Tornato in Italia, persegue linee proprie di una raggiuntamaturità, conservando diretti contatti con gallerie tedesche e europee. Il carattere dell’artista, si è forgiato anche per aver per lunghi periodi intrapreso l’attività di skipper, partecipando a regate veliche a livello nazionale ed internazionale. Ciò incide significativamente nella scelta tematica di molti suoi lavori dove il viaggio, il mistero, sono presenti come peculiarità propria della gente di mare, da cui deriva quella profonda tensione spirituale, figlia dei grandi spazi e conseguenza di quel vivere a diretto contatto con la natura, i cui fenomeni hanno lasciato traccia di quell’estatico stupore, che è fonte di quella cosciente interiore constatazione che la vita è un valore che trascende ogni elementare contingenza e che, al di là del dono, è autenticità di un sentimento di amore e di armonica condivisione di tutto ciò che esiste, in un ruolo di soggettiva e consapevole gioia esistenziale.

  • Luca Dall’Olio

    Luca Dall’Olio nasce a Chiari (Brescia), dopo aver frequentato il Liceo Artistico Foppa di Brescia si diploma all’Accademia di Brera nel 1980 per poi iniziare immediatamente la sua carriera artistica.

    Nel 1986 viene pubblicata la prima monografia dedicata al suo lavoro e intitolata “Luca Dall’Olio, un giovane principe nell’impero dei segni”, seguita da “Sedimentazioni Sentimentali”, altra monografia uscita nel 1990 in occasione della mostra all’interno del prestigioso Palazzo dei Diamanti a Ferrara. Intorno al 2002 l’artista realizza per la stazione della metropolitana Villa Bonelli di Roma un importante mosaico di 20 mq.

    Il mezzo principale di espressione dell’artista è la pittura ad olio, ma i suoi lavori includono serigrafia, scultura, e fotografia. Gli strumenti utilizzati sono pittura acrilica, foglia oro, piombo, legno, acciaio, ferro e rame. I suoi viaggi alla scoperta del mondo e dei luoghi più nascosti dell’amata Italia sono sempre stati per l’artista un’infinita fonte di ispirazione e un’occasione per filtrare e reinterpretare volti, paesaggi, città e culture lontane. Ispirazione e grande rispetto anche nei confronti dell’opera dell’espressionista Ernst Ludwig Kirchner e dell’artista e architetto Friedensreich Hundertwasser.

    Dall’Olio ha esposto ed espone presso gallerie e istituzioni museali nazionali e internazionali, e in fiere d’arte moderna e contemporanea, come la Miami International Expo e la Art Expo di NY. Partecipa alla XII Esposizione Nazionale Quadriennale di Roma, e nel 2011 viene selezionato tra gli artisti del Padiglione Italiano della “Biennale di Venezia – 54. Esposizione Internazionale d’Arte”. Recentemente coinvolto nel sociale con progetti e laboratori di Arteterapia, collaborazioni con Anfas, con i ragazzi della Cooperativa Sociale Zefiro. Luca ha partecipato al progetto Aba Autismo, il quale sfocia nella mostra collettiva “Dare forma ai Sogni” presso la Porta Sant’Agostino di Bergamo.

    Nel 2018 Luca vive una lunga esperienza, in Brasile, precisamente nel Parà, a Castanhal, presso l’Escola das Artes São Lucas. Sempre a Castanhal, l’artista ha l’occasione di organizzare un laboratorio con la Ceapa, Centro de Atendimento a Pessoa con Autismo. È stata realizzata una mostra personale di Luca Dall’Olio presso la prestigiosa sede della Fondazione Morcelli a Chiari (BS). In questo progetto Paolo Cappelletti attraverso lo scritto critico ha esplorato le diverse direzioni tematiche della produzione dell’artista.

  • Thomas Orthmann
  • Ciro Palladino

    E’ nato a Torre del Greco. Ha frequentato l’Istituto Statale d’Arte di Torre del Greco e per qualche anno il corso di scenografia del prof. Stefanucci presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli. Da giovanissimo si muove nell’ambito dell’Anacronismo per poi approdare, nel corso degli anni, ad una personale dimensione pittorica che lo vede indagare un mondo dagli aspetti misteriosi ed enigmatici. Numerose sono le esposizioni, tra personali e mostre di gruppo. Nel 1985 con la personale presso il centro d’arredamento contemporaneo “Miceli”, presentato dagli architetti Pagliata e Mendini, riesce a suscitare grande interesse anche da parte di operatori noti nel campo del design. Successivamente, ha collaborato per oltre dieci anni con il centro di design Falconio di Napoli. Nel 2005 partecipa alla Biennale “Aldo Roncaglia”.Nel 2006 tiene una mostra a Palazzo Patrizi di Siena e, contemporaneamente, il Museo Michetti gli dedica una grande personale. Vive e lavora a Torre del Greco.

  • Massimo Pennacchini

    Nel 2009 , galleria La Meridiana di Pietrasanta . Dal 2010 al 2013 Kostanz (D) lago di Costanza ospita Pennacchini in una esposizione dedicata ad una esigua schiera di artisti italiani contemporanei, le opere vengono installate presso la Burgersaal nell’evento “Italianische Gegenwartskunst”.

    Nel 2010 presso Palazzo Valentini, sede della provincia di Roma, una personale sul Tango argentino con un testo del prof. Paolo Levi che illustra l’abilità pittorica Dell’ artista nel descrivere le debolezze e le virtù umane nella metafora del tango. E ‘ inserito nel Catalogo d ‘Arte Moderna della Mondadori nei primi 32 artisti italiani che si sono distinti nell ‘anno per la loro attività artistica.

    Nel maggio 2011 vola a Hangzhou (Cina) per rappresentare l’Italia con il progetto “Seguendo il cammino di Marco Polo “, due opere sono esposte permanentemente presso il Museo Arte Contemporanea di Hangzhou. Nel novembre 2011 a Venezia presso la Fondazione Bevilacqua La Masa e aprile 2012 Hangzhou (Cina) ospitano opere selezionate in altrettante mostre .Nel 2012 è invitato dal prof.

    Angelo Calabrese a esporre presso il Museo della Rocca di Umbertide, il catalogo raffigura in copertina l’opera dell’‘artista dedicata al “ Ratto d’Europa “. Nel 2014 espone a Roma presso Il Chiostro del Bramante. 2015 a Palazzo Sforza Cesarini di Genzano e Palazzo Ruspoli di Nemi. 2016 presso la galleria SpaziArti di Milano e in estate sotto il patrocinio del Consorzio del Comprensorio di Porto Rotondo espone la linea “SAILING” , una raccolta di opere dedicate al mondo della vela e delle regate.

    A novembre partecipa alla Fiera d ‘Arte di Bergamo, a febbraio 2017 alla Fiera di Genova. Estate 2018 espone a Porto Cervo in collaborazione con la Fondazione Mazzoleni. Da ottobre 2108 in mostra permanente presso NH collection V. Veneto in Roma la collezione “IDOLI”, immagini, miti, icone del passato e presente riproposte in chiave originale e ironica. Dall’estate 2019, in collaborazione con la galleria Canova Arte espone in Costa Smeralda, a Poltu Quatu e Porto Rotondo.

    Nel 2021 espone a Roma Arte in Nuvola , nello stesso anno espone a Palazzo Sforza Cesarini con “IDOLI” a cura della dott.ssa Marina Cafà. 2023 a Tokyo , Upper House Style of Art exhibition, in collaborazione con Lamaroarte.

    Sempre nello stesso anno presso il Museo Scuderie Aldobrandini diFrascati, Idoli, vibrazioni temporali, curatela dott.ssa Marina Cafà.

  • Federica Porro

    Federica Porro nasce a Legnano nel 1979. Fin da bambina impara a dar voce alla sua indole creativa in particolare attraverso il disegno e la musica. Trasferitasi ad Imperia si diploma all’Istituto d’Arte della città. Nel 2008 partecipa come emergente alla Collettiva d’Arte Contemporanea “Contemporaneamente”, presso La Casa d’Arte di via dei Mercati a Vercelli, insieme a nomi quali Schifano, Casorati, Baj, Borghese e altri. Nell’estate del 2009 espone con il collega Corradi nello scenario suggestivo del borgo medievale di Lingueglietta; in autunno è nella collettiva “Volare” presso la galleria Storello di Pinerolo, dove espone accanto a Luzzati, Musante, Fresu e Nesi. Nella primavera del 2010 espone per la prima volta alla “Fiera del Libro” di Imperia, manifestazione che diventerà un appuntamento fisso nelle edizioni successive. Nell’estate il castello dei Clavesana di Cervo ospita la mostra “Scorci di Terra E Mare”. Nello stesso periodo vince il primo premio nel concorso pittorico indetto dal comitato S. Giovanni in occasione del trentennale della manifestazione “Ineja”. Contemporaneamente, grazie alla collaborazione degli amici de “Il Campo delle Fragole” e del collega e amico Hamid Bourouis fa un tutt’uno di fantasia e paesaggio in “Terra e Sogno”, la sua prima personale. Partecipa poi con successo alla collettiva “Historia della Navigazione dal Big Bang ai Giorni Nostri”, organizzata dal Lions Club Imperia – La Torre, in occasione della XVI edizione delle Vele d’Epoca. Nel febbraio 2012 partecipa alla collettiva “Decouverte de Jeunes Artistes” presso la sede dell’“Association des Jeunes Monegasques” nella galleria commerciale del Metropole di Montecarlo. Nel mese di maggio è presente con due opere uniche nella mostra d’arte all’interno della manifestazione “Immaginaria festival 2012” a Sanremo. Successivamente si dedica alla realizzazione di opere commissionate tra gli altri dal Rotary Club Imperia e dalla nota musicista sanremese Caterina Bergo Mazzolla per la creazione di copertina e illustrazioni del suo libro “piccole storie d’Arpa”. Nell’estate 2013 il comune di Andora le affida il compito di rappresentare allegoricamente la città, le sue ricchezze e i suoi borghi in opere uniche con cui omaggiare i componenti dello staff ed i piloti della Pattuglia Acrobatica Nazionale Frecce Tricolori. Nel mese di ottobre, per conto dell’Assessorato alla Cultura di Imperia, realizza il manifesto per le celebrazioni del 90° anniversario della città ed una tiratura esclusiva per le personalità coinvolte e le cittadinanze onorarie. In occasione della nota manifestazione “Olioliva” nel novembre 2013 espone in una personale nella galleria culturale di via Viesseux di Imperia. Nel 2014 la galleria Battifoglio di Imperia ospita la sua seconda personale, dal titolo “L’Attitudine è Mestiere”, rappresentazione di “vizi, vezzi, passioni e professioni” attraverso l’ironia delicata delle sue figure. Più recentemente partecipa al progetto “Continuamente Donna”, sostenuto dalla provincia di Imperia e dall’associazione “il cuore di Martina” ONLUS e ad “Affordable Art FAIR 2017-Milano” ospite di Galp – Galleria La Perla. L’ispirazione dei contenuti e del tratto può derivare in qualche modo dall’influenza del genovese Emanuele Luzzati, interprete di una cultura figurativa abile e colta, artista amato ed ammirato per la ricchezza e la poesia dei suoi personaggi. Le opere di Federica Porro formano un racconto imperdibile, scritto con immediatezza e stile personalissimo, da una sensibilità gioiosa ed amorevole capace di dar forma e colore alle emozioni.

  • Alessandro Reggioli

    Alessandro Reggioli vive e lavora a Firenze, dove è nato nel 1971. Nel 1989 si è diplomato al liceo artistico e nel 1995 ha concluso gli studi presso l’Accademia di Belle Arti di Firenze.

  • Stefano Ronci

    Stefano Ronci (nato nel 1972, Rimini, Italia) è un artista italiano che esplora stili e universi diversi con estrema versatilità. Inizia la sua carriera universitaria in Ingegneria Meccanica presso l'Università di Bologna, ma si laurea con lode in Architettura Moderna a Firenze.
    Nel frattempo decide di accompagnare la sua carriera con uno studio dell'Estetica, che si concluderà con una seconda laurea presso l'Università di Bologna nel corso “Arte e Disegno”.

    È tra i finalisti del Premio Celeste, a cura di Gianluca Marziani, nel 2005 (Firenze, Italia) e nel 2006 (Siena, Italia). Nel 2006 è invitato a partecipare ad una collettiva su “Giovani artisti contemporanei in Emilia Romagna” curata da Vanja Strukelj a Palazzo Pigorelli a Parma.
    Nel 2007 è presente al BAC, festival di arte audiovisiva di Barcellona. Dal 2000 è insegnante nel dipartimento d'Arte di una scuola di Rimini e continua ad approfondire la sua visione artistica.
    Collabora con Werkstattgalerie Berlin dal 2012 e Spazio Cubo, Unipol, Bologna dal 2015.

    Dal 2014 è consulente creativo per Saraghina Eyewear: si occupa dell'ideazione e della progettazione di tutti gli impianti espositivi del marchio in fiere italiane ed estere..

  • Amerigo Salvatori

    Americo Salvatori nasce a Urbania nell’agosto del 1963 da una famiglia da sempre dedita all’arte. Si dedica contemporaneamente alla pittura, alla ceramica, alla fotografia e alla musica, attività quest’ultima mai marginale che lo porta a dirigere cori polifonici e a collaborare in veste di strumentista in formazioni jazzistiche. La sua prima preparazione avviene in bottega alle Ceramiche Piccolpasso di Castel Durante. Allievo del maestro Omar Galliani, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Urbino diplomandosi nel 1992. Inizia da questo momento un percorso che lo porta ad esplorare le infinite possibilità della calcografia, riconoscendo nell’antica tecnica della ceramolle metodi e modi d’espressione analoghi a quelli usati dall’artista nella sua attività pittorica.

  • Giulio Serafini

    Giulio Serafini nasce in Urbino il 18 settembre 1961 e qui frequenta la Scuola del Libro, fra le più rinomate per l’arte incisoria, e sarà questa la città, dove la memoria storica e culturale, riveste ancor oggi un ruolo fondamentale per la formazione e la crescita umana, che lo influenzerà profondamente. Appresa la tecnica incisoria, inizia un intenso tirocinio che lo condurrà, non solo alla piena acquisizione dell’antica arte della calcografia, ma anche alla consapevolezza delle proprie capacità ed aspirazioni. Sempre in questo periodo fortemente formativo, ha la possibilità di collaborare con importanti artisti contemporanei: Arnaldo Pomodoro con il quale realizza il libro-scultura “DE CANTARE URBINO”, Walter Valentini insieme al quale realizza il libro-oggetto “DANTE ANARCA”. Iniziano per lui le prime mostre sia collettive che personali, importanti per la sua crescita artistica e umana, e si confronta con realtà anche molto lontane. E’ così che la maestria si confonde volutamente con l’ispirazione, ed ecco che quelle linee, precise e sudate, traducono le immagini e le emozioni dell’anima, cerchi perfetti sono allo stesso tempo forme geometriche e lune sognanti sospese nell’etere. Gli acidi, il rame, i legni, la carta, la polvere, il colore, magistralmente commistionati delineano l’altrimenti irrealizzabile personaggio Giulio Serafini.

  • Walter Valentini

    Walter Valentini è nato a Pergola (Pesaro).Tra il 1947 e il 1948 è a Roma e nel 1949 a Milano dove ha come maestri Max Huber, Albe Steiner e Luigi Veronesi. Nel 1950 lascia la Lombardia per Urbino, dove risiede sino al 1955 e frequenta l’Istituto di Belle Arti (Scuola del Libro). E’ qui che scopre l’arte incisoria. Qui viene anche in contatto con la cultura rinascimentale di cui la città marchigiana conserva fondamentali testimonianze che lasceranno tracce profonde nella sua futura attività. In quegli anni Valentini si dedica prevalentemente alla ricerca in campo grafico e incisorio, partecipando anche ad alcune rassegne specializzate.

    Lascia Urbino, terminati gli studi, per tornare nel 1955 a Milano, dove da allora risiede. A Milano svolge attività professionale nella grafica, applicandosi con progressiva attenzione alla pittura. E’ un universo geometrico che lo affascina, carico di risonanze che in un primo momento sembrano anche registrare echi della Metafisica dechirichiana.

    Sono appunto questi aspetti più propriamente formali che Valentini precisa negli anni Settanta, anche dal punto di vista tecnico, in un fertile interferire di esperienze calcografiche e pittoriche con caratterizzante attenzione, oltre che ai processi esecutivi e ai materiali, alla determinazione dello spazio, con le implicite, necessarie valenze temporali. Lungo una via che alla fine del decennio, in opere ormai dominate dal bianco, lo porta ad una asciutta concisione, esplicata anche nelle ampie dimensioni dell’intervento ambientale e che approderà, negli anni Ottanta, ai risultati ormai definitivi delle “Stanze del tempo” e del “Muro del tempo”, che trovano nuovo sviluppo nella serie dedicata alla “Città del sole” e alla “Città ideale”, e quindi nelle grandi tavole del ciclo “Le misure, il cielo”.

    Sempre più frequenti le partecipazioni espositive, anche fuori d’Italia, mentre si infittiscono i contributi critici sul suo lavoro e i riconoscimenti, in Italia e fuori.

  • Hans Watte

    Hans Bella nasce il primo aprile 1980 a Kristianstad, in Svezia, a cento chilometri da Malmoe. La madre, Ludwiga Bella, era tedesca e aveva seguito, senza sposarlo, il padre di Hans, un militare statunitense, dalla Germania alla base navale di Karlskrona.

    A Kristianstad il giovane Hans ha modo di vedere più volte il Mariner Museum e, oltre a oggetti inerenti il mare, ha occasione di ammirare tutta una serie di calchi di statue che colpiscono la sua immaginazione e di cui si ricorderà al momento di diventare allievo del pittore livornese Luca Bellandi. Il padre, nel 1989, viene trasferito negli Stati Uniti a Newark e Hans, che da poco ha perso la madre in un incidente stradale causato da una strada ghiacciata, lo segue e inizia ad appassionarsi di pittura. Frequenta i musei di New York, ma, visto che il padre è totalmente assorbito dal suo lavoro per il Governo Federale, soprattutto la strada dove apprezza le opere dei padri del graffitismo americano (Keit Haring e Jean-Michel Basquiat) e di Edwin Parker Jr (Cy Twombly).rnCosì inizia a dipingere su piccole tavolette. Cose semplici, frammenti di vita, a volte pop e a volte underground ovvero ispirate alla società parallela del sottosuolo che tanto lo affascina.

    Ha 20 anni quando il padre viene nuovamente trasferito, questa volta in Italia. Hans, che nel frattempo ha mutato il suo cognome artistico in Watte (le alghe lasciate sul bassofondo delle maree), inizia ad avere dei problemi psichici per questo suo continuo girovagare senza una guida sicura tanto da essere più volte ricoverato. Scopre però su internet le opere del pittore livornese Luca Bellandi e soprattutto le sue donne-statua, così simili ai gessi del Mariner Museum che aveva amato. Si stabilisce in provincia di Pisa ed ottiene di diventare suo allievo. Il suo rapporto con il maestro è buono, ma il suo carattere introverso lo porta ad isolarsi. Dipinge, ma non vuole vedere nessuno. Nella sua cascina in campagna i dipinti si accumulano, ma si rifiuta di venderli. Solo recentemente ha acconsentito a farlo a condizione che nessuno possa risalire fino a lui.

    Divagazioni e scrittura dell’anima

    “Se guardi di sfuggita le sue “divagazioni” hai la sensazione di trovarti di fronte a dei sassi di fiume, di quelli che raccogli e poi tasti volentieri con le mani perché ti donano sensazioni con le loro scabrosità ed imperfezioni. Sassi a cui lui non dai, però, eccessiva importanza e che, al massimo, se sono abbastanza piatti, possono servire a giocare a rimbalzello sull’acqua. Solo osservando attentamente quei dipinti a volte interrotti, appena accennati, a volte voluminosi di forme come sapevano fare solo i grandi maestri del Nord Europa, ci si rende conto che un sasso così lo trovi raramente sul greto di quel grande fiume che è la storia dell’arte. Sono ciottoli di carbone ancora tutti da comprimere perché rivelino appieno le loro sfaccettature diamantate ed enigmatiche. Scritti in tanti modi che possono sembrare diversi, ma in fondo sempre uguali. Modi da una parte antichi e densi di reminiscenze letterarie e pittoriche e, dall’altra, al di fuori degli schemi e così ultrà da ricordare le terre di frontiera e i graffiti metropolitani di Keith Haring, il giovane artista statunitense sparito troppo presto, fortunato lui, per cedere al rischio della ripetizione del gesto. Sassi che, in fin dei conti, non sembrano avere una gran voglia di raccontare la propria storia a “tout le monde”.

    E allora devi saperla leggere fra le righe, nelle figurine distorte che potrebbero essere al contempo angeli custodi o spettri della mente, nelle silhouttes dalle forme generose sovrastate dai sogni della memoria, nei segni lievi, tragici, trafitti, torbidi; segni che appaiono infantili, ricordo di sensazioni vissute, quasi messi lì a caso, e che invece sono scelta precisa, simbologia, astrazione.

    Una realtà in cui i simboli sessuali appaiono con frequenza, ma non sembrano messi lì per stupire o scandalizzare visto che, nel contesto dell’opera, pur essendo elementi primari, si amalgamano con i colori delle tele, sempre netti e tranchant. Sono elementi di mediazione, ma anche di libertà, per metà frutto dell’istinto e per metà della mente, in parte astratti e in parte brutalmente anatomici, ma comunque utilizzati per relazionare due estremi.

    Perché, in effetti, i dipinti di Hans Watte riescono a donare al contempo, attraverso campiture e zone d’ombra un senso d’ossessione e inquietudini sottili. Possono essere definiti oggetti – idea che tentano di superare le barriere dell’inconscio per diventare segno, scrittura dell’anima.”

    Alberto Gavazzeni

  • Antonio Zago

    Antonio Zago è nato a Bovolenta (Padova) nel 1944, vive e lavora a Padova . per diciassette anni si è occupato di architettura, per altri dieci di grafica pubblicitaria come graphic designer ora da undici vive con i colori, le tele e se stesso.

  • Marco Zambrelli

    Nasce a Busto Arsizio nel 1947. La sua formazione artistica avviene presso l’Accademia di Brera a Milano. E’ stato allievo del maestro Andrea Cascella. Le sue prime mostre sono allestite nel 1968. Attualmente partecipa attivamente alla vita artistica italiana ed internazionale con importanti rassegne collettive e personali.

  • Max Ross

    Max Ross, all’ anagrafe Massimiliano Rossi ,nasce a Torino il 13/12/1974.
    Dopo aver conseguito il diploma di litoimpressore inizia immediatamente a lavorare nel mondo della stampa .Dopo anni di esperienza nel settore e spinto dalla passione per il modo dei fumetti,nel
    2013 decide di dare vita alla “Comixando Art Area” che nasce dall’ idea di far conoscere al pubblico le opere di artisti emergenti nazionali e internazionali del settore.
    La pausa forzata indotta dalla pandemia fa crescere in Massimiliano il desiderio di dare vita a un progetto personale che lo spinge ad avvicinarsi al mondo della pop art.
    La sua attività consiste, attualmente ,nel rappresentare i personaggi del mondo dei cartoons e comics, collocando all’interno di situazioni e paesaggi attuali, utilizzando spesso icone pop di ieri e di oggi .
    L’ utilizzo di colori acrilici tecniche miste di stampa e collage su carta con intaglio a mano con l’ ausilio della tecnica digitale danno vita a pezzi unici e squisitamente originali.
    Negli ultimi anni le sue opere hanno conquistato il favore di una fetta di pubblico nazionale sempre piu’ vasta

  • Marilyn Monroe

    COMIXANDO ART AREA omaggia una collezione dedicata a Marilyn Monroe

    Stampe Fine Art su canvas, intelaiate su un telaio in legno da 2 cm/h

  • Sexy Women

    COMIXANDO ART AREA omaggia una collezione dedicata a Sexy Woman

    Stampe Fine Art su canvas, intelaiate su un telaio in legno da 2 cm/h

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